condivido appieno quello che scrivi Jole... troppo facile! questa tragedia, perchè è proprio questo che è, ce la portiamo dentro tutti...
L'ennesimo femminicidio, dottoressa, di cui purtroppo abbondano le nostre statistiche. Concordo con lei sia sul fatto che non si tratta di psicopatologia, sia sulla necessità di 'ristrutturare' l'educazione, ma direi innanzitutto a partire dalla famiglia e, dopo ma anche al contempo, dalla scuola, che dovrebbe lavorare insieme alla famiglia a quello che Bronfenbrenner definisce 'mesolivello'. La saluto.
Condivido appieno la visione ecologica di cui parla. Sicuramente è in famiglia che i bambini si formano la prima rappresentazione di cosa è maschille e cosa femminile, del rapporto che intercorre tra un uomo e una donna e dei ruoli di genere. Se l'esempio dato in famiglia non è dei migliori, per fortuna intervengono le altre agenzie microsistemiche a correggere il tiro e poi l'ambiente più allargato. Credo che un elemento fondamentale sia far comprendere che la violenza domestica e di genere non è un fatto privato, ma una questione sociale, di cui tutti siamo responsabili. Questo sarebbe un altro passo avanti importante.
Definire in modo appropriato la categoria criminologia del femminicidio è importante. È un delitto perpetrato contro una donna, perché è DONNA. Esso si usa quando in un crimine il genere femminile della vittima è una causa essenziale, un movente del crimine stesso e nella maggior parte dei casi come evidenziato, perpetrato all'interno dei legami familiari. Donna uccisa dai 'fidanzati' dai 'mariti" ma aggiungerei anche dai padri a seguito di scelte di vita non condivise. Quello che intendo dire che con il termine femminicidio è da intendersi oltre l'omicidio anche tutte le discriminazioni e pressioni psicologiche di cui una donna può essere vittima e penso ad esempio alle lapidazioni ancora in uso.
"La forma estrema di violenza di genere contro le donne - come scrive Lagarde, antropologa messicana- prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato attraverso varie condotte misogine che comportano l'impunità tanto a livello sociale quanto dallo Stato che, ponendo le donne in una posizione indifesa ed a rischio possono culminare con l'uccisione od il tentativo di uccisione della donna stessa".
Grazie Andre per il tuo commento che ci fa comprendere ancora meglio cosa alimenta e motiva questi omicidi. Un assalto alle donne in quanto donne.
Stanotte è toccato ad Alessandra Maffezzoli: uccisa dall'ex convivente con 15 coltellate e poi lo sfondamento del cranio. La Boldrini ha dichiarato: "Le leggi da sole non bastano: ci sono secoli di sopraffazione e bisogna cambiare la mentalità degli uomini attraverso una grande azione culturale ed una mobilitazione. Fondamentale è il ruolo della scuola, che deve occuparsi dalla vita".
Parole sante
ma non avete ancira capito che se l' amore e' finito, dovete lasciar perdere? quando si usa la parola ' dovere' in queste non c' e' piu' niente da fare? l' amore, quello vero, non finisce davanti ai problemi, alle pagelle, ai genotori anziani...anzi la mancanza di tempo ravvivera' la passione, i pochi momenti rubati al tran-tran quotidiano daranno sapore alla vita...come puo' un estraneo, per quanto esperto, far rinascere l' amore...al piu' potra' farvi restare insieme...al piu' potrete mettere la testa nella sabbia, ' fingendo' con voi stessi...se ci riuscirete farete di nuovo sesso ( e non ho detto amore) per un po'...e poi?
Gentile Marina, sono d'accordo con te: quando l'amore è finito, è finito. Ma io parlo delle coppie, e sono tante, che sentono di amarsi ancora e tuttavia non riescono più a dialogare, a condividere e a litigare ma in maniera costruttiva. Un esperto, per quanto estraneo, anzi proprio perché "estraneo", può aiutarli ad individuare cosa non funziona più nella dinamica relazionale, suggerendo correttivi e indicando come "ascoltarsi" l'un l'altro per ritrovare l'armonia perduta.
questo che dici e' vero, ma solo nei rari ( rarissimi) casi in cui i due siano sinceri: quante volte uno dei due si ostina a non avcettare la fine e allora compie una serie di '"azioni' rivolte all'"esterno ( pubblicazione di foto insieme, auguri x san valentino, o anniversari ecc.) in cui ripropone la coppia, azioni che tendono ( e spesso ci riescono) a rendere piu' difficile l' allontananento dell' altro...quante volte ho visto queste persone rivolgersi al consulente....con ovvi risultati...il consulente riesce a comprendere queste sotuazioni?
Mi è capitato talvolta di rendermi conto che uno dei partner, pur accettando di iniziare un percorso di counseling di coppia, avesse in realtà già maturato l'idea di separarsi. Questo risulta con chiarezza fin dalle prime sedute. In questo caso il lavoro si concentra sull'accettazione della perdita e della separazione da parte dell'altro partner.
io trovo molto ' pesante' e drammatica la situazione in cui uno dei due nega a se stesso cio' che sta accadendo, riducendolo ad un problema risolvibile ( seppure con un aiuto ' esterno'), in questo modo rendono ' impossibile' all' altro la separazione: mi fa piacere sapere che il consulente riesca a percepire questa tragedia
Si, è molto difficile per entrambi. Soprattutto in questi casi si rende necessario un sostegno psicologico che renda possibile accettare la separazione e, nel caso ci siano figli, la salvaguardia del rapporto genitoriale. Il discorso cmq è complesso.
non solo e' complesso: e' una tragedia, perche' chi nega ( proma di tutto a secstesso) esercita sull' altro una violenza psicologica
Sono d'accordo con te Marina. Questi sono i casi più difficili e anche pericolosi, specie se è l'uomo ad esercitare questa forma di violenza. La cronaca è piena di storie in cui l'iniziale incapacità di accettare la fine di una relazione esita in comportamenti di controllo ossessivo, di pressione, di minaccia. Vero e proprio stalking. Sono segnali che non vanno mai sottovalutati perchè suscettibili di una esclation pericolosa.
io mi riferisco ancora di.piu' a quelle situazioni ' subdole': chi non vuole accettare la fine di un rapporto ( di solito la persona che ne e' , tra l' altro, la maggiore responsabile) esercita una forma di ' rifiuti', che si manifesta in atteggiamenti apparentemente affettuosi, direi anche amorosi...salvo ad esplodere in alcune situazioni...questo crea nelk' altro sgomento, incertezza...a dir poco...
Certo, la comunicazione ambigua rende il terreno ancora più scivoloso
nn parlo di ambiguita', ma di chi in maniera ( abbastanza) calcolata esercita un atteggiamento di negazione x far si'"che le cose restino ferme
Scusate se intervengo. Mio marito è andato via di casa una mattina, all'improvviso dicendo di non amarmi più. Tre anni fa.
Non ha mai voluto affrontare insieme ad un esperto perché siamo arrivati a questo. Ancora oggi per me è difficile accettare la mia condizione di donna separata.
Credo che passare attraverso il percorso di accettazione sia fondamentale ma ci vuole la volontà di entrambi.
Ciao Teresa, benvenuta tra noi. Non capisco bene cosa intendi: per cosa è necessaria la volontà di entrambi i partner?
Confrontarsi con un terapista.
L'accettazione passa attraverso un percorso di crescita personale che può essere effettuato in coppia ma anche da soli.
Non c'è mai stato amore... credevate ma non era amore... l'amore vero non finisce per problemi come tempo figli lavoro genitori bla bla bla... l'amore vero li supera...
Come scrive Aldo Carotenuto, ogni amore mette in scena un mito.
Uno dei possibili miti è che l’amore vero è capace di superare ogni ostacolo. Un’idea romantica di amore, destinata tuttavia fare i conti con la realtà, fatta di piccole e grandi difficoltà e stress che con la relazione di coppia non hanno nulla a che fare, ma che, a lungo andare, minano anche le relazioni più solide.
Un altro mito è quello dell’amore totalizzante: l’idea che l’amore possa appagare ogni desiderio e bisogno e che basti a se stesso. Mito che regge nella prima fase di un rapporto, quella dell’innamoramento, ma che in una fase più matura mostra la sua debolezza.
Un altro ancora è quello dell’amore magico, per cui non serve parlare: lui/lei capirà, se mi ama, ciò di cui ho bisogno senza che io debba chiedere nulla.
condivido, ma solo in parte quello che hai scritto.Sull' ultimo aspetto sono totalmrnte d' accordo: nell' amore ' vero' esiste un ' empatia, un pensare e desiderare le stesse cise dell' altro, ma, secondo me, e' un' empatia relativa al desiderio reciproco, all ' emozione...parlare invece serve moltissimo, non se ne puo' assolutamente fare a meno, la parole e' un ponte verso l ' altro, tanto e' vero che l' ostruzionismo verbale e' la spia piu' forte del fallimento di una relazione. Per quanto riguarda gli ostacoli io credo che in vero amore sia capace di superare moltissimo, mentre credo che le difficolta' quotidiane possano rendere un rapporto piu' '' prosaico' , per cosi':dire, ma non minarla: secla mina, se i problemi fanno passare dall'amore all' ostilita', allora non era amore neanche prima! Infine sull ' amore totaluzzante, che basta a se stesso: io credo che ci voglia ' apertura' verso gli altri, ma che non sia ' vitale', anzi a volte la frequenza di altre persone servevsolo a ' diluire' il rapporto di coppia che non soddisfa, a ' condividere' l' altro che non sopportiamo per sopravvivere! Infine non condivido affatto il concetto di amore maturo in contrapposizione ad innamorameno, col quale ci hanno ' imbrogliato' per decenni, e che, secondo me, era solo un modo per far tollerare matrimoni ormai falliri! D' altra parte anxge Alberoni ha superato quest' idea, e infatti nel saggio sull' amore erotico, afferma che ci sono amiri in cui la passione duea x molti, molti anni, 20, 30...
Per me " l' amore e' passione, ossessione, qualcuno senza cui non puoi vivere'...altrimenti, secondo me, non ne vale la pena!
Scusate ma parliamo di sesso o amore?
Il sesso è scambiato x amore
L amore è l 'abbraccio della vita
Che cosa vuoi dire? il sesso raggiunge uno stato di grazia sublime solo quando c' e' l' amore
Certo ma solo x ' 1 x 1000 e sublime così come l hai espresso x il resto è solo piacere fisico...insomma uno scarico senza essere volgare
Parlavo proprio di quell'uno per mille! x me e' quello...altrimenti meglio niente!
Ponete tutto alla Fede,nulla è impossibile!
Sapere che "io ho te" e che "tu hai me" aiuta e tiene uniti malgrado le preoccupazioni, le pagelle dei figli, i genitori che inesorabilmente invecchiano. Poi il sesso è' un'altra cosa. Ovvio che dopo anni perda un po di spint. Ma a guadagnarci è' altro.
Se nella coppia c’è la certezza della “presenza “ dell’altro non si può parlare di crisi. La consapevolezza di “esserci” l’uno per l’altra è il vero collante di ogni coppia, espressione di un ingrediente fondamentale: la fiducia. Tuttavia nel leggere i commenti mi pare che sia diffusa una visione un po’ “ingenua” di cosa sia l’amore e lo stare in coppia. “Se c’è l’amore c’è tutto” - diceva l’attrice, e prontamente Troisi rispondeva “No, quella è la salute!”, perché, purtroppo la verità è che l’amore spesso non basta ed anzi soccombe sotto l’incapacità di dialogare, ascoltarsi, condividere emozioni, preoccupazioni e le frustrazioni di cui è piena la quotidianità. Soffriamo di aspettative irrealistiche quanto ingenue, quando crediamo che l’altro possa capirci con il solo sguardo. “Lui/lei lo sa di cosa ho bisogno” spesso sento dire in seduta, svelando la pretesa che l’altro possa leggerci nel pensiero. L’universo maschile e quello femminile sono piuttosto differenti: per restare insieme “finché morte non ci separi” ci vuole capacità di venirsi incontro, di mediare le opposte esigenze, di capirsi nei momenti di conflitto, di saper discutere senza litigare.
Jole, condivido le tue parole, tuttavia c' e' un punto che mi lascia perplessa: cosa significa ' la certezza' dell' altro? a volte si confonde l' amore con sentimenti che pure possono essere positivi, ma che sono diversi.Per esempio io ho la ' certezza' dei genitori, dei fratelli, di qualche amico....persone che uno ' si trova' nelle difficolta', nel male e nel bene...ma non e' questo l ' amore o, almeno, non solo! spesso, anzi, l' amore non da' la certezza, spesso si ha paura di perdere la persona che si ama- anche se questa paura e' immotivata-...non si puo' ridurre l' amore ad un rapporto per cosi' dire ' parentale'...l' amore e' altro, e' diverso, e' di piu'!
Ciao Marina, bentrovata. Quando parlo di certezza della "presenza" mi riferisco ad un concetto che in psicologia è denominato "costanza dell'oggetto" e che fa riferimento, nello sviluppo del bambino, alla conquista della consapevolezza che la mamma c'è anche se non la vede. I bambini molto piccoli se non hanno la mamma a portata di sguardo temono di averla persa, di essere stati abbandonati e cadono nella disperazione. Nella crescita del bambino la conquista della "costanza dell'oggetto" è una tappa fondamentale, che si raggiunge in presenza di un accudimento di buona qualità. Tradotto in altri termini, so che ci sei nella mia vita, so che mi ami, mi fido di te. A partire da questa certezza il bambino si sente sufficientemente sicuro e va in esplorazione del mondo (all'inizio gattonando) tanto sa che al suo ritorno la mamma la trova lì ad aspettarlo. La "certezza della presenza" dell'altro è un prerequisito di ogni relazione d'amore, che sia amore filiale, amore di coppia o il profondo affetto che ci lega ad un amico, questo ingrediente non può mancare; significa che possiamo contare sull'altro se abbiamo una difficoltà, come dici tu, ma significa anche che ci possiamo fidare dell'altro e quindi "affidare", confidare, credere che il suo amore non verrà meno. Se in amore (qualunque forma esso assuma) non abbiamo la certezza che l'altro C'E' qualcosa evidentemente non funziona. In noi, che magari possiamo essere molto insicuri, o nell'altro, che ci offre motivi di dubitare del suo amore. Non sono poi d'accordo sul fatto che l'amore di coppia sia qualcosa di più dell'amore "parentale". Credo al contrario che l'amore tra genitori e figli, o tra fratelli e anche tra amici veri, siano forme sublimi di amore, al pari di quello di coppia. Sono solo forme diverse di amore, ma sempre di amore si tratta.
Carissima, mi hai chiarito benissimo il concetto.E' vero, in amore ci si fida, ci si affida completamente e questa fiducia e' totale, altrimenti non si tratta di amore: su questo sono assolutamente d' accordo! per il resto probabilmente non mi sono espressa nene: quello che non accetto e' che in molte coppie, soprattutto nei matrimoni, uno ( o tiuti e due) vogliano ' travestire' da amore ( mentendo anche e soprattutto a se stessi) un rapporto che presenta qualche caratteristica di un affetto, di una certa disponibilita', oserei dire ' pratica', verso l' altro, ma che non ha ( piu') le proprieta' di un sentimento, di uno stato, che lega un uomo e una donna
Credo che le separazioni avvengano mai all'improvviso e nai per colpa di uno solo dei partner
cio' che intendevo e' questo: il matrimonio non puo' essere ridotto ad una banca, ad un 'do ut des', a una societa' di mutuo soccorso, a una confraternita...il matrimonio dovrebbe essere basato sull' amore...e quando l' amore non c' e' piu' ( non c' e' mai stato?) a che serve negare ( anche a se stessi) a che serve una ' scatola infiocchettata' piena di niente ( o peggio)? mostrarsi agli altri e a se stessi per quello che non siamo non aiuta...anzi ci fa vivere una vita che non e' la nostra...
Assolutamente d'accordo. Le scatole infiocchettate non servono a niente. Convenienza e ipocrisia purtroppo caratterrizzano molti naufragati matrimoni che del matrimonio non hanno più nulla
Cara Luciana, la tua testimonianza è molto toccante e rispetto profondamente la tua esperienza di fede e il valore delle preghiere. Mi conferma che le convinzioni profonde e irriducibili hanno la forza di cambiare il mondo.
Sì...ed io posso testimoniarlo non solo come questo esempio del mio matrimonio..anche nella malattie. Chiedo scusa se ora mi dilungo ma il fine è sempre lo stesso se si crede si può! A 24 anni abbi una malattia rara, una forma di tumore ancora in fase di sperimentazione.In 5 mesi mi stava divorando,i medici mi diedero già per spacciata!Ma come dicevo prima la Fede...dalla sera alla mattina non ho avuto più nulla è ora ho 33 anni.invito con queste mie testimonianze a non perdere speranza è credere in tutto ..L'amore è al centro dì tutto, nulla è impossibile...Scusate se mi sono dilungata ma spero ci possino aiutare le mie testimonianze .Auguro buon proseguo di serata a tutti
Perché sei lontana, perché?
E di come tutti quanti meritino di avere un'altra possibilità anche raggiunto il fondo, direi. Gran bel film davvero.
Ma io mi chiedo, avrei offerto un lavoro ad un uomo con l'aspetto da tossico perso che Accorsi ha nel film? Mi sarei fidata? Gli avrei dato un'altra possibilità?
Cara Jole condivido questo post e ti rimando quello che mi ha evocato: il dialogo di una delle coppie del film “Perfetti sconosciuti” ed in particolare la conversazione tra Eva e Rocco, coppia in crisi. Lui confessa di andare in analisi per cercare di salvare il matrimonio, di tentarle tutte…e dice: “una cosa importante l’ho imparata (in terapia ndr) saper disinnescare…non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia. Non credo che sia debole chi sia disposto a cedere anzi è un uomo saggio. Le uniche coppie che vedo durare sono quelle dove uno dei due, non importa chi, riesce a fare un passo indietro ed invece è un passo avanti.
Il dialogo poi si conclude con questa divertente battuta: “Io non voglio che finiamo come Barbie e Ken. Tu, tutta rifatta ed io senza palle!!!!”
Ho visto il film. Molto carino e l'episodio che riporti è emblematico di cosa si può fare per evitare l'escalation che caratterizza i conflitti, cioè quel crescendo di rabbia e aggressività che inasprisce il dissidio sino a renderlo irreparabile. Il protagonista ha ben chiaro in mente il suo bisogno fondamentale: tutelare la relazione. Non entra in conflitto neanche con se stesso. Molto bravo.
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Grazie Rita. Al prossimo post!
Questa sì che è amicizia!!!
Io mi ritrovo in questo vissuto; non riesco a distinguere tra desideri, bisogni quali sono effettivamente quelli veri
Anche io!
La risposta più immediata è “mettersi in ascolto di se stessi”. Il modo più efficace è dando voce alle proprie emozioni e sensazioni. Sono la strada maestra per accedere a ciò che realmente ci “accende”. Vivere più di “pancia” che di “testa”, pensare di meno, non razionalizzare, teorizzare o rimuginare, ma ascoltare il proprio corpo e le emozioni che emergono mentre viviamo. Le emozioni positive, di benessere, serenità, soddisfazione, ci segnalano cosa fa per noi, cioè cosa risponde ai nostri bisogni, quelle negative ci segnalano le cose o persone da cui è meglio prendere le distanze.
Grazie per averci indicato la strada da seguire. Che cosa vogliamo farne della nostra vita! I pensieri affollano la nostra mente soprattutto quelli negativi dai quali facciamo fatica a distaccarci! E intanto la vita passa rimanendo attaccati a quegli attimi di felicità che fanno ormai parte del passato.
Mi sembra di cogliere tanta nostalgia nel tuo commento. Ti rispondo con le parole di Marco Guzzi: "La tristezza è una montagna di detriti: scavali, scartali, facci dentro un tunnel, e poi da li prendi il volo"...molti saluti cara Paola!
Grazie! Con più ottimismo e soprattutto con più amore per me stessa cercherò di guardare d'ora in poi la mia vita.
"Il desiderio principale di un bambino è che il mondo in cui si trova abbia senso. Non sono tanto gli ordini e i divieti - in quanto tali - imposti dagli adulti a far indignare il bambino, quanto la difficoltà a percepire una legge che colleghi gli ordini secondo uno schema costante."
Intendi con coerenza? Certo!!! E' un presupposto fondamentale.
Anche io sono stato al cinema a vederlo! E devo dire che mi e' piaciuto molto... forse l'unica cosa che mi ha un po' turbato è la tanta violenza fisica che pulula durante tutto il film. Condivido la tua "visione" della storia, ma mi piacerebbe capire meglio cosa pensi del profilo psicologico di Enzo, e della chiave simbolica del suo diventare jeeg robot...
Ciao Gerardo!
La violenza cruenta è strumentale al genere e al tratteggio dei personaggi. Basti pensare al Joker del Cavaliere Oscuro di Nolan. Per quanto riguarda il personaggio di Enzo, la sua trasformazione è innescata dall'incontro con Alessia, che lo guarderà con occhi nuovi e gli rimanderà un'immagine impensabile di sé, a cui Enzo aderirà gradualmente, in virtù della riscoperta dimensione emotiva ed affettiva. Del ruolo dello "sguardo materno" che inaugura la nascita psicologica del bambino, hanno parlato ampiamente eminenti nomi della psicologia moderna (da Winnicott a Lacan alla Mahler) a sottolineare che è il "riconoscimento" dell'altro ad informare ciò che siamo. In qualche modo i Supereroi del film sono due, Enzo ed Alessia, ed è davvero significativo che il regista affidi proprio a loro, piccole esistenze senza gloria e senza ambizione, il ruolo dei "salvatori". In un'epoca di narcisismo sfrenato, allo Zingaro, narcisista ed antisociale, è riservato l'oblio.
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